Quid facerem?

Cosa fare? Sicuramente rimboccarci le maniche e provare a cambiare le cose.
Cerchiamo di creare le basi per un insegnamento più leggero, ma non semplificato, cerchiamo di creare un rapporto più aperto, ma non sfacciato, con i nostri alunni, utilizzando il canale da loro preferito, il web. Se proprio bisogna utilizzarlo, facciamolo bene.
Studiamo con il web!
Proporrò del materiale oppure dei consigli, basandomi sulla didattica che ho appreso dai miei genitori, anch'essi insegnanti, e dalla mia esperienza  di "giovane" docente.
Spero di essere d'aiuto e di essere aiutato.
Il mio metodo di insegnamento si basa sulla tecnica del TPR (Total physical response) che cercherò di illustrare qui di seguito.
Insegnare ad ascoltare e a comprendere i messaggi in lingua seconda è fondamentale nell'insegnamento della lingua straniera : il principale ruolo della scuola in merito si configura come insegnare a mettere in atto tutte quelle strategie cognitive necessarie per cogliere e decifrare le coordinate linguistiche, situazionali e pragmatiche di un messaggio. 
Le abilità di comprensione orale hanno un ruolo privilegiato nell'insegnamento di una lingua, soprattutto all'inizio del percorso di apprendimento, anche alla luce di altre considerazioni. 
Ogni persona, esposta ad una lingua nuova, inizia a comprenderla senza essere ancora in grado, o senza essere ancora abbastanza sicura di sé, per parlarla: è quindi in quella che si chiama "fase del silenzio", attraverso la quale si passa anche quando si impara la lingua materna e che ha una durata variabile da persona a persona. 
È un periodo importante non solo dal punto di vista psicologico, ma anche da quello cognitivo: è infatti il periodo nel quale il soggetto è impegnato ad identificare, nel flusso di suoni al quale è esposto, parole ed espressioni, e a dare loro un significato: solo quando ha identificato, riconosciuto, compreso e messo insieme una serie di espressioni potrà sintetizzarle in una produzione linguistica autonoma. 
Rispettare la fase del silenzio, non richiedere innaturali, forzate e premature produzioni linguistiche significa rispettare i processi di apprendimento del discente e non porre le condizioni per l'innalzamento del filtro affettivo, per la perdita della motivazione, per l'instaurarsi di un sentimento di inadeguatezza verso la nuova scuola, significa valorizzare i processi di comprensione che tanta parte hanno in qualsiasi acquisizione linguistica. 
Spesso invece gli insegnanti provano un senso di disagio verso la mancanza di feedback nella relazione con un parlante nella fase del silenzio, disagio che va superato e aggirato con tecniche glottodidattiche specifiche, che permettono di lavorare attivamente con l'allievo, da una parte senza forzarlo a produrre lingua, dall'altra educandolo ad essere un "buon ascoltatore". 
Un metodo glottodidattico che risulta essere molto utile per lo sviluppo delle abilità di comprensione orale con allievi stranieri nella scuola va sotto il nome di Total Physical Response, spesso abbreviato con T.P.R. e tradotto con Risposta Fisica Totale. 
Il T.P.R., infatti è un metodo che non richiede risposte verbali: J. Asher , uno psicologo americano, lo ha ideato negli anni '60, sviluppandolo e formalizzandolo nel decennio successivo. 
Partendo dalle osservazioni fatte sui problemi di apprendimento dei bambini, Asher elabora un metodo glottodidattico che si rifà ad alcuni principi dei Metodi diretti e al processo di acquisizione della lingua materna: per lui l'apprendimento è un processo lento, basato principalmente su esperienze ricettive, facilmente bloccato da avvenimenti frustranti e ansiogeni, che va basato sul coinvolgimento di tutte le modalità esperienziali dell'individuo: audio-orali, affettive, motorie, visive. Nel Total Physical Response l'allievo è al centro del processo di insegnamento, viene motivato, protetto dagli insuccessi e guidato all'autorealizzazione. 
La principale peculiarità del T.P.R. sta nel collegare la lingua da apprendere con il movimento, le azioni, la fisicità degli studenti, che non vengono spinti alla produzione della lingua, ma esposti ad una serie di input linguistici che possono essere usati anche per la produzione. 
L'insegnante fornisce agli studenti un input verbale costituito da comandi al quale essi rispondono fisicamente, con comportamenti non verbali, in pratica eseguendo i comandi dati; in questo modo si favoriscono le esperienze ricettive di comprensione della lingua, non si forzano gli allievi a produzioni linguistiche se non sono ancora pronti a parlare, se sono ancora nel periodo silenzioso, si coinvolgono le abilità di espressione non verbali; nello stesso tempo l'insegnante ha un feedback dell'avvenuta comprensione del messaggio dato e si dà la possibilità agli studenti, quando si sentiranno pronti, ad utilizzare la lingua per dare essi stessi comandi agli altri. 
I comandi  proposti vanno da semplici ordini del genere "apri la porta" a lunghe sequenze di azioni e comportamenti diversi: i comandi possono essere in sequenza, contenere tempi verbali diversi, forme negative, sinonimi o contrari, espansioni più o meno lunghe e complesse, per proporre un input linguistico ricco e variato; l'input verbale è integrato da gesti, disegni, oggetti, immagini per facilitarne la comprensione. 
Prof. Leonardo Giampio Soldo